“La trasformazione digitale non è un’opportunità da valutare in termini di costi/benefici. È una necessità che, se non soddisfatta, porterà ad una selezione darwiniana con l’estinzione di molte aziende che non avranno saputo interpretare una tendenza in atto ormai irreversibile”.
Marco Belardi, Consulente del MISE Dir. Politiche Industriali, ha parlato della “quarta rivoluzione industriale” in cui siamo immersi.
La Quarta rivoluzione industriale, o Industria 4.0, prende il nome dall’iniziativa europea Industry 4.0, a sua volta ispirata allo Zukunftsprojekt Industrie 4.0, un progetto del 2011 per le industrie del futuro di Henning Kagermann, Wolf-Dieter Lukas e Wolfgang Wahlster.
Nella quarta rivoluzione industriale la fabbrica viene vista come luogo nel quale operano i cosiddetti sistemi cyberfisici (CPS), cioè sistemi fisici integrati con i sistemi informatici.
L’obiettivo è rendere la produzione “smart”, ovvero flessibile e autonoma, e i prodotti sempre più connessi e personalizzati. Per farlo sfrutta una serie di tecnologie come la realtà aumentata, cloud, robotica intelligente e collaborativa, cyber security.
In Italia il progetto ha preso il nome di “Industria 4.0” poi “Impresa 4.0” ed ora “Transizione 4.0” ed è stato sviluppato e presentato per la prima volta in Italia nel 2016 dal Ministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda.
Ma nonostante gli sforzi messi in atto dai governi che si sono succeduti e l’ampia disponibilità di misure incentivanti introdotte in Italia, siamo lontani dall’adozione di tutto ciò che può essere ricondotto al “Paradigma 4.0”.
Tra gli aspetti che più condizionano e limitano lo sviluppo del sistema produttivo nazionale troviamo fenomeni quali:
- La Resistenza alla convergenza IT/OT, ovvero la separazione inizialmente generata dalle differenti tecnologie coinvolte e competenze richieste.
- L’assenza di Digital Back-bone, cioè di una struttura di interconnessione, fatta di asset materiali ed intangibili, in grado di supportare il plug & play degli asset tecnologici acquisiti.
- L’assenza o inefficienza delle piattaforme di gestione della produzione (MES).
- L’inadeguata formazione e conoscenza delle tecnologie abilitanti.
- La mancata analisi di processo e conseguente strategia di sviluppo.